L’economia
russa rischia di entrare in recessione. Questo non ostacola il piano
euro-asiatico di Putin, che per indebolire l’Unione europea punta a rafforzare
i populismi che mirano a distruggere il sogno di Bruxelles.
Il sogno di Putin e quello di Bruxelles - In altre epoche erano i comunisti
che si cimentavano nei viaggi della speranza verso la madre patria Russia e
spesso molti partiti comunisti dell’Europa occidentale ricevevano cospicue
donazioni in denaro da Mosca. Oggi, però, i tempi sono cambiati. Se in meglio o
in peggio lo deciderà la storia. Quello che interessa mettere in evidenza,
invece, sono i nuovi alleati dell’ex Unione sovietica. Lo zar dei nostri
giorni, l’ex agente de Kgb, Vladimir Putin, dopo lo scoppio della questione
ucraina ha ridimensionato, per utilizzare un eufemismo, i rapporti con l’Europa
e gli Stati Uniti. Sono venuti meno contratti commerciali e contatti
diplomatici. Del resto non potrebbe essere altrimenti, perché il progetto
euro-asiatico del presidente russo stride con quello dell’Unione europea. Un
nuovo impero che dovrebbe essere una via di mezzo tra l’Unione sovietica e il
periodo zarista. Ricostituire stati cuscinetto intorno alla Russia, per avere
maggiore protezione e usufruire delle risorse naturali di quelle zone.
L’Ucraina, la Georgia, la Moldavia e, chissà, anche la Polonia. Putin vorrebbe
ridisegnare la geopolitica dell’Europa dell’est, ma si sta scontrando contro il
progetto di Bruxelles di includere, con il trascorrere del tempo, i vari stati
dell’est del vecchio continente nel sogno comunitario.
La
crisi economica e la strategia di Mosca – Un muro contro muro che ha prodotto alcuni risultati
negativi in campo economico. La Germania, che ha un rapporto privilegiato con
la Russia nel campo dell’import export, ne sta pagando le conseguenze, ma le
sanzioni economiche decise da Stati Uniti ed Europa sembrano mettere in
ginocchio l’economia russa. In realtà anche il brusco abbassamento del prezzo
del petrolio ha messo e metterà a dura prova la Russia, che sta per andare
incontro a una violenta recessione. Già nel 2014 il governo di Mosca ha
previsto una crescita negativa fissata allo 0,8 per cento, ma nei prossimi anni
dovrebbe entrare in netta recessione. Mosca ha bisogno di liquidità. Un bel
problema considerando che con le sanzioni imposte dall’Occidente le banche
europee non garantiscono prestiti per finanziare il debito di Mosca. Una
situazione critica che Putin spera di ribaltare con qualche invasione come
quella della Crimea. Però nei piani del presidente russo c’è un’altra idea: far
collassare la traballante Unione europea, foraggiando quei movimenti populisti
e nazionalisti che si stanno diffondendo nei principali paesi del continente.
La
malattia populista che rafforza la Russia – Putin ha trovato qualche sponda in
alcuni personaggi della politica europea. Uno di questi è proprio Matteo
Salvini, che nel nome di un nuovo nazionalismo non perde occasione di tessere
le lodi dell’ex agente del Kgb e della Russia. Nei suoi vari viaggi all’estero,
come quello in Corea del Nord che sembrava quasi un film comico di terz’ordine,
c’è da registrare il continuo “vai e vieni” da Milano a Mosca. Si, Salvini vede
gli uomini vicini a Putin quasi con scadenza mensile e nelle ultime ore ha
ribadito il no della Lega alle sanzioni occidentali ed esaltato la Russia,
perché «qui non ci sono clandestini, lavavetri o campi rom». Il dialogo
continua e non è un caso che all’ultimo congresso leghista che nominò Matteo
Salvini segretario, erano presenti esponenti del partito putiniano Russia
Unita. L’amicizia è ben salda, perché l’obiettivo è comune: distruggere
l’Unione europea e tornare ai singoli stati nazionali che da soli non potrebbero
controbattere l’egemonia di Mosca. Per un simile motivo anche Nigel Farage,
leader degli xenofobi britannici, pone su un piedistallo Vladimir Putin, si è
schierato da tempo dalla sua parte e ha difeso l’azione del presidentissimo in
Crimea, accusando l’Ue di imperialismo in Ucraina e di aver offerto “false
speranze” a chi ha rovesciato Yanukovich, un presidente eletto
democraticamente. Sulla stessa scia (non chimica!) Marine Le Pen, che vede
nel ritorno allo Stato nazione l’unico futuro possibile per la Francia. Come
potrebbe non piacere un simile atteggiamento a Putin, che spera
nell’indebolimento europeo per allungare la mano sui paesi confinanti?
mader
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