mercoledì 10 dicembre 2014

SALVINI, LE PEN, FARAGE. L’ESERCITO DI PUTIN PER DISTRUGGERE L’EUROPA



L’economia russa rischia di entrare in recessione. Questo non ostacola il piano euro-asiatico di Putin, che per indebolire l’Unione europea punta a rafforzare i populismi che mirano a distruggere il sogno di Bruxelles.

Il sogno di Putin e quello di Bruxelles - In altre epoche erano i comunisti che si cimentavano nei viaggi della speranza verso la madre patria Russia e spesso molti partiti comunisti dell’Europa occidentale ricevevano cospicue donazioni in denaro da Mosca. Oggi, però, i tempi sono cambiati. Se in meglio o in peggio lo deciderà la storia. Quello che interessa mettere in evidenza, invece, sono i nuovi alleati dell’ex Unione sovietica. Lo zar dei nostri giorni, l’ex agente de Kgb, Vladimir Putin, dopo lo scoppio della questione ucraina ha ridimensionato, per utilizzare un eufemismo, i rapporti con l’Europa e gli Stati Uniti. Sono venuti meno contratti commerciali e contatti diplomatici. Del resto non potrebbe essere altrimenti, perché il progetto euro-asiatico del presidente russo stride con quello dell’Unione europea. Un nuovo impero che dovrebbe essere una via di mezzo tra l’Unione sovietica e il periodo zarista. Ricostituire stati cuscinetto intorno alla Russia, per avere maggiore protezione e usufruire delle risorse naturali di quelle zone. L’Ucraina, la Georgia, la Moldavia e, chissà, anche la Polonia. Putin vorrebbe ridisegnare la geopolitica dell’Europa dell’est, ma si sta scontrando contro il progetto di Bruxelles di includere, con il trascorrere del tempo, i vari stati dell’est del vecchio continente nel sogno comunitario.

La crisi economica e la strategia di Mosca – Un muro contro muro che ha prodotto alcuni risultati negativi in campo economico. La Germania, che ha un rapporto privilegiato con la Russia nel campo dell’import export, ne sta pagando le conseguenze, ma le sanzioni economiche decise da Stati Uniti ed Europa sembrano mettere in ginocchio l’economia russa. In realtà anche il brusco abbassamento del prezzo del petrolio ha messo e metterà a dura prova la Russia, che sta per andare incontro a una violenta recessione. Già nel 2014 il governo di Mosca ha previsto una crescita negativa fissata allo 0,8 per cento, ma nei prossimi anni dovrebbe entrare in netta recessione. Mosca ha bisogno di liquidità. Un bel problema considerando che con le sanzioni imposte dall’Occidente le banche europee non garantiscono prestiti per finanziare il debito di Mosca. Una situazione critica che Putin spera di ribaltare con qualche invasione come quella della Crimea. Però nei piani del presidente russo c’è un’altra idea: far collassare la traballante Unione europea, foraggiando quei movimenti populisti e nazionalisti che si stanno diffondendo nei principali paesi del continente.

La malattia populista che rafforza la Russia – Putin ha trovato qualche sponda in alcuni personaggi della politica europea. Uno di questi è proprio Matteo Salvini, che nel nome di un nuovo nazionalismo non perde occasione di tessere le lodi dell’ex agente del Kgb e della Russia. Nei suoi vari viaggi all’estero, come quello in Corea del Nord che sembrava quasi un film comico di terz’ordine, c’è da registrare il continuo “vai e vieni” da Milano a Mosca. Si, Salvini vede gli uomini vicini a Putin quasi con scadenza mensile e nelle ultime ore ha ribadito il no della Lega alle sanzioni occidentali ed esaltato la Russia, perché «qui non ci sono clandestini, lavavetri o campi rom». Il dialogo continua e non è un caso che all’ultimo congresso leghista che nominò Matteo Salvini segretario, erano presenti esponenti del partito putiniano Russia Unita. L’amicizia è ben salda, perché l’obiettivo è comune: distruggere l’Unione europea e tornare ai singoli stati nazionali che da soli non potrebbero controbattere l’egemonia di Mosca. Per un simile motivo anche Nigel Farage, leader degli xenofobi britannici, pone su un piedistallo Vladimir Putin, si è schierato da tempo dalla sua parte e ha difeso l’azione del presidentissimo in Crimea, accusando l’Ue di imperialismo in Ucraina e di aver offerto “false speranze” a chi ha rovesciato Yanukovich, un presidente eletto democraticamente. Sulla stessa scia (non chimica!) Marine Le Pen, che vede nel ritorno allo Stato nazione l’unico futuro possibile per la Francia. Come potrebbe non piacere un simile atteggiamento a Putin, che spera nell’indebolimento europeo per allungare la mano sui paesi confinanti?

mader

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