Sentito
così il termine dice poco o nulla. Sembra uno di quegli acronomi vuoti e inutili che
corredano le scartoffie
di burocrati che non propongono niente di nuovo. Eppure il Partenariato
transatlantico per il commercio e gli investimenti, conosciuto come Ttip,
rischia di essere, almeno negli intenti, la vera rivoluzione copernicana
del commercio mondiale
del XXI secolo. O almeno di quello occidentale che più di altri soffre la crisi
e che ha bisogno di trovare la quadra in sé stesso. E guarda caso i grillini se ne lamentano.
L’idea,
che si sta cercando di portare a termine con difficile negoziati internazionali,
di creare la più grande area
di libero scambio della storia del mondo. Un’area che vanta la
bellezza di quasi 900
milioni di persone e che, insieme, fa il 54% del Pil globale: la somma
dei 28 Paesi dell’Unione europea, con Stati Uniti, Canada, Svizzera, Norvegia e
Islanda. Un sistema per abbattere
(o comunque ridurre) le barriere
doganali fra Paesi così come la burocrazia. Un esempio? Se si sposta un
auto dagli Usa in Europa o viceversa, ad esempio, è serve una nuova
omologazione, che col Ttip in vigore non sarà più necessaria. Non solo: secondo
quanto afferma la setssa commissione europea tra i contenuti del trattato ci
sarà ci sarà l’introduzione di un arbitrato
internazionale (denominato Isds, Investor-state
dispute settlement) che permetterà alle imprese di intentare cause per «perdita di profitto» contro i
governi dei paesi europei.
Secondo
diverse ricerche indipendenti il Ttip sarà in grado di accrescere l’economia
europea di ben 120 miliardi di euro, quella americana di 90 e quella del resto
del globo di altri cento. Una buona iniziativa, insomma, che dovrebbe
controbilanciare le tendenze alla normalizzazione fiscale dell’Unione europea. E che
controbilancia di certo la decisione di Putin di bloccare il gasdotto Southstream per
«riorientare il gas verso altri consumatori», come la Turchia, Paese dal quale
lo zar ha dichiarato il cambio di marcia sull’energia.
Peccato
che ci sia qualcuno che la critica
in maniera feroce. Gli (ex?)
fan di Beppe che ieri mattina mattina hanno organizzato a Roma
un incontro
per «far luce»
su un presunto «trattato
sconosciuto». A vedere gli ospiti non viene certo da pensare a
un’informazione imparziale: oltre a tre parlamentari del M5S, la vicepresidente
del comitato Stop/Ttip Monica Di Sisto, Stefano Lenzi del Wwf e il giornalista
Fulvio Grimaldi, una carriera fra Paese
Sera (fondato dal vecchio Pci), Lotta
Continua e Liberazione.
I commenti sul blog di Beppe Grillo sono infatti tutt’altro che imparziali:
«Diventerà l’ennesimo ostacolo
alla sovranità
politica, commerciale ed alimentare del nostro Paese», c’è «rischio di debilitare il nostro
Made in Italy in favore di una massificazione produttiva, tipica degli Stati
Uniti è dietro l’angolo», e giù il solito panegirico sull’acqua pubblica («le
aziende americane entrerebbero in diretta concorrenza nella gestione dei beni
comuni») e le cattivissime colture Ogm. Il tutto riassunto anche in un video talmente
patetico da diventare quasi ironico.
I
fan della decrescita (in)felice, insomma, non si smentiscono mai…
mader
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