martedì 30 dicembre 2014

DI MAIO E CASALEGGIO JR, I NUOVI DIARCHI



Nel Movimento si comanda in due. È così dall’inizio, da prima ancora che quell’intuizione iniziale condivisa da Grillo e Casaleggio prendesse il nome di M5S: in fondo la soluzione ideale per una forza politica che ha il complesso del vertice. E ora che le due figure apicali, i due diarchi, sembrano destinate, per ragioni diverse, ad allontanarsi dal centro della scena, avanzano i nuovi protagonisti: Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. 
Del vicepresidente della Camera si sa già moltissimo. Stimato nel gruppo e anche fuori, figura preminente del direttorio politico installato a Roma da Grillo che d’ora in avanti sarà proiettato sul tour internazionale, sul tentativo di esportare il format Cinque stelle fuori dal paese. Meno si sa di Casaleggio jr. Classe 1976, madre inglese, la linguista Elizabeth Birks sposata a vent’anni da Gianroberto, bocconiano, già startupper sul web nel 2001, proprietario del 30 per cento delle azioni dell’azienda di famiglia, stessa quota del padre, uomo marketing, scacchista, appassionato di sport estremi come la compagna Paola.  

Oggi è il vero all rounder della Casaleggio Associati. Era a Bruxelles per incontrare Farage insieme a Beppe Grillo all’indomani delle Europee. Era a Roma a settembre per implementare il nuovo sistema informatico. La sua ultima fatica è quel regolamento del M5S tirato fuori appena prima dello scadere, quattro giorni a ridosso dei limiti di legge. Un testo nel quale, tra le altre cose, si istituzionalizza la figura del gestore del blog: lui, appunto. 
Insieme, Di Maio e Casaleggio jr costituiscono la nuova diarchia, l’asse portante della politica del M5S per il 2015. Alcuni effetti del nuovo assetto si sono già visti quest’anno: quando sembrava in procinto di riaprirsi una sanguinosa stagione di espulsioni la mediazione del vicepresidente della Camera è stata fondamentale per cambiare strategia, mordendo il freno e ripartendo dai territori. 

Quirinale e riforme saranno i primi test per saggiare la tenuta del nuovo assetto. Sul primo punto la strategia del M5S è chiara: anticipare il più possibile la scelta del candidato e sperare che dalle contraddizioni altrui si generi uno stallo utile a portare in gioco il Movimento. La partita successiva delle riforme sarà più complessa, e il ruolo che giocheranno i Cinque stelle non sarà indipendente dal profilo del nuovo inquilino del Colle. 

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Francesco Maesano per La Stampa

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