Nel
Movimento si comanda in due. È così dall’inizio, da prima ancora che
quell’intuizione iniziale condivisa da Grillo e Casaleggio prendesse il nome di
M5S: in fondo la soluzione ideale per una forza politica che ha il complesso
del vertice. E ora che le due figure apicali, i due diarchi, sembrano
destinate, per ragioni diverse, ad allontanarsi dal centro della scena,
avanzano i nuovi protagonisti: Luigi Di Maio e Davide Casaleggio.
Del
vicepresidente della Camera si sa già moltissimo. Stimato nel gruppo e anche
fuori, figura preminente del direttorio politico installato a Roma da Grillo
che d’ora in avanti sarà proiettato sul tour internazionale, sul tentativo di
esportare il format Cinque stelle fuori dal paese. Meno si sa di Casaleggio jr.
Classe 1976, madre inglese, la linguista Elizabeth Birks sposata a vent’anni da
Gianroberto, bocconiano, già startupper sul web nel 2001, proprietario del 30
per cento delle azioni dell’azienda di famiglia, stessa quota del padre, uomo
marketing, scacchista, appassionato di sport estremi come la compagna Paola.
Oggi
è il vero all rounder della Casaleggio Associati. Era a Bruxelles per
incontrare Farage insieme a Beppe Grillo all’indomani delle Europee. Era a Roma
a settembre per implementare il nuovo sistema informatico. La sua ultima fatica
è quel regolamento del M5S tirato fuori appena prima dello scadere, quattro
giorni a ridosso dei limiti di legge. Un testo nel quale, tra le altre cose, si
istituzionalizza la figura del gestore del blog: lui, appunto.
Insieme,
Di Maio e Casaleggio jr costituiscono la nuova diarchia, l’asse portante della
politica del M5S per il 2015. Alcuni effetti del nuovo assetto si sono già
visti quest’anno: quando sembrava in procinto di riaprirsi una sanguinosa
stagione di espulsioni la mediazione del vicepresidente della Camera è stata
fondamentale per cambiare strategia, mordendo il freno e ripartendo dai
territori.
Quirinale
e riforme saranno i primi test per saggiare la tenuta del nuovo assetto. Sul
primo punto la strategia del M5S è chiara: anticipare il più possibile la
scelta del candidato e sperare che dalle contraddizioni altrui si generi uno
stallo utile a portare in gioco il Movimento. La partita successiva delle
riforme sarà più complessa, e il ruolo che giocheranno i Cinque stelle non sarà
indipendente dal profilo del nuovo inquilino del Colle.
mader
Francesco Maesano per La
Stampa
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