L’altro giorno, all’aeroporto, incontro un sondaggista
molto in voga. Che mi domanda: “Ma secondo lei Grillo lo sa che il Movimento
5Stelle è ancora il primo partito fra gli italiani sino a 45-50, e sopra quella
soglia crolla, regalando a Pd e Forza Italia tutto il resto del paese più
vecchio d’Europa?”.
Giro volentieri la domanda a Grillo, a Casaleggio e ai
5Stelle tutti, con un paio di aggiunte: oltre a ripetere continuamente che
siete la principale e spesso unica forza di opposizione in Parlamento e nel Paese,
vi rendete conto della responsabilità che avete?
E che fate per comunicare la vostra quotidiana
battaglia di opposizione in Parlamento e fuori, soprattutto a quella fascia di
età che non sa niente di voi oppure sa cose false o molto parziali perché non
usa la Rete e s’informa quasi soltanto dalle tv e dai giornaloni governativi,
che se parlano di voi è per dipingervi come inaffidabili, litigiosi,
inconcludenti, inutili? La tre giorni al Circo Massimo è un’ottima occasione
per riflettere su questi temi, anzi è forse l’ultima spiaggia per rilanciare un
Movimento che ha suscitato tante aspettative e solo in parte, nella realtà e
soprattutto nella percezione, le ha soddisfatte.
Se invece diventerà l’ennesima seduta di
autocoscienza, l’ennesimo sfogatoio di risentimenti interni, personalismi vacui
e guerricciole intestine, si rivelerà un’occasione perduta e forse
irripetibile. Il caso Pizzarotti è esemplare. Capitan Pizza, come lo chiama
Grillo, s’è rivelato un onesto, oculato e concreto amministratore: chi
prevedeva che Parma, nelle mani dei barbari “grillini”, sarebbe finita nel
baratro, è rimasto deluso. Il baratro è quello che Pizzarotti ha ereditato dai
suoi dissennati e spesso corrotti predecessori.
E, costretto a fare le nozze con i fichi secchi,
ha tutt’altro che sfigurato. La sua veste di sindaco, obbligato a fare i conti
con la realtà, gli ha alienato le simpatie dei vertici e della parte più
movimentista della base, che sognavano rivoluzioni impossibili: tipo
sull’inceneritore che, carte bollate alla mano, era ormai impossibile bloccare.
Quando, a giugno, un gruppo di duri e puri avviarono
una raccolta di firme per sfiduciarlo, Grillo e Casaleggio ebbero il merito di
fermarli, anche perché licenziare il primo sindaco di capoluogo eletto dai
5Stelle sarebbe stato un autogol clamoroso mentre il Movimento s’accingeva a
espugnare la rossa Livorno.
La frattura sembrò ricomporsi, salvo riesplodere un
mese fa, stavolta per colpa di Pizzarotti, che pareva incline a un accordo col
Pd per le famigerate “nuove province” contro la scelta pentastellata di
disertare un’istituzione che si vuole abolire per davvero (non per finta come
ha fatto Renzi). Ora ci risiamo, con l’assurda decisione di escluderlo dai
relatori sul palco del Circo Massimo e con l’altrettanto assurdo sms che il
sindaco di Parma ha inviato ad alcuni parlamentari invitandoli a “mollare”
Grillo e Casaleggio, additati come sentina di tutti i guai dei 5Stelle.
Grillo e Casaleggio si sono inventati il
movimento, che senza di loro non sarebbe esistito e non esisterebbe. È
inevitabile che, a un certo punto della vita, i figli si liberino dei padri: ma
quel momento per i 5Stelle non è ancora arrivato.
Ciò che serve oggi, l’abbiamo scritto e lo
ripetiamo, è un portavoce o un gruppo ristretto di portavoce, eletto dai
parlamentari o dagli iscritti al blog, che rappresenti la “linea” ufficiale e
ogni sera vada a spiegare attività e proposte alternative a quelle del governo
nei tg ed eventualmente in qualche talk show giudicato praticabile. Senza paura
di dialogare con le altre opposizioni, quando si manifestano, e di sposarne le
iniziative, quando sono buone: per esempio il referendum della sinistra contro
il pareggio di bilancio in Costituzione o quello della Lega (sostenuto anche
dalla Fiom) contro la legge Fornero.
Del resto furono proprio Grillo e Casaleggio a
firmare il documento di Libertà e Giustizia contro la svolta autoritaria di
Renzusconi. Le forze governative sono talmente numerose e schiaccianti che le
opposizioni o si fanno sentire tutte insieme, oppure è come se non esistessero.
mader
Marco
Travaglio per Il Fatto
Quotidiano
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