Al via la corsa alla Regione Emilia Romagna per il Movimento 5 stelle. Ma ai blocchi di
partenza c’è già una prima grana. Proprio nel giorno della presentazione
ufficiale dei candidati al dopo Errani, dalla Procura di Bologna arriva la
notizia dell’apertura di un fascicolo conoscitivo, su presunte irregolarità
nella raccolta firme per la lista. E la denuncia è frutto del fuoco amico.
Arriva infatti da due militanti di
Monzuno, comune nel bolognese, da tempo molto attivi nell’ala più
critica dei 5 stelle, che alcuni giorni fa hanno deciso di rivolgersi ai
carabinieri della compagnia di Vergato.
Nelle tre pagine, corredate da un cd con documenti e
immagini scaricati dalla rete, i due militanti segnalano alcune presunte
anomalie. In particolare, una delle raccolte sarebbe stata organizzata a Roma
durante la kermesse Italia 5 stelle, tra il 10 e il 12 ottobre (farebbero fede
le foto pubblicate su Facebook e alcuni commenti apparsi sempre sui social
network). Se la circostanza fosse verificata sarebbe un problema per i 5
stelle: secondo recente giurisprudenza, non si dovrebbe uscire dal territorio
di competenza.
In un’altra occasione, denunciano, la raccolta è avvenuta a Vergato, senza la presenza del diretto
interessato, cosa invece prevista dalla normativa in materia. Allo stesso modo,
secondo gli autori dell’esposto, in due occasioni non sarebbero stati presenti
i consiglieri comunali Massimo Bugani e
Marco Piazza. Si tratta, in un caso, di un evento organizzato in un
ristorante bolognese, abituale ritrovo del gruppo M5s, il 15 ottobre e,
nell’altro, del Firma-day in
programma qualche giorno dopo.
Il fascicolo si trova ora sul tavolo del procuratore
aggiunto Valter Giovannini, e per il momento è senza indagati, né ipotesi di
reato. E se è vero che sarà la magistratura a fare luce sulle accuse, sul piano
politico si tratta di un grattacapo non da poco per il Movimento, piombato
proprio agli esordi della campagna elettorale. Una guerra delle firme, tutta
interna, scatenata da attivisti contro altri attivisti, rischia di gettare
un’ombra e oscurare la corsa per viale Aldo Moro. Ridando slancio, allo stesso
tempo, alle faide interne che da anni ormai dilaniano il Movimento 5 stelle emiliano romagnolo.
Ed è forse anche per questo che la candidata alla
presidenza della Regione, Giulia
Gibertoni, cerca di smorzare i toni. “In qualunque forza politica
democratica c’è una percentuale di dissenso. È fisiologica. Ma se ci sono delle
irregolarità da accertare che si faccia. Io non drammatizzerei”. Approccio meno
soft quello di Massimo Bugani, consigliere comunale di Bologna, che alla tre
giorni romana ha ricoperto il ruolo di presentatore. “È grottesco che la
denuncia provenga dall’interno del Movimento stesso” dice senza nascondere
amarezza. “Ma non mi stupisco che sia stata fatta dai ragazzi di Monzuno, che
fanno di tutto per danneggiare il Movimento e non ci hanno nemmeno aiutato a
raccogliere le firme”. In serata poi l’annuncio: “Abbiamo già dato mandato
al nostro avvocato, Giulio Cristofori,
di querelare questi due simpaticoni di Monzuno. La cifra che incasseremo
dal risarcimento sarà devoluta in beneficenza”.
E poi va avanti: “Abbiamo fatto un firma day insieme a
tutti i consiglieri comunali e in poche ore abbiamo raccolto il doppio delle
firme necessarie. Non siamo arrivati con l’acqua alla gola. E dove non c’erano
i consiglieri, c’erano dipendenti comunali autorizzati dai sindaci a
certificare”. Per quanto riguarda le presunte sottoscrizioni raccolte sotto i gazebo del Circo Massimo, invece,
ammette la possibilità che qualcosa sia sfuggito al controllo. “Forse qualcuno
ha fatto una cazzata. Non lo posso escludere, anche se a me non risulta. Di
sicuro non si era detto di raccogliere le firme a Roma”.
Insomma, la gara per i 5 stelle non parte sotto i
migliori auspici. Anche se per il momento i candidati preferiscono pensare più
alla sfida elettorale che alle denunce depositate in procura. “Siamo l’unica
lista che non ha indagati al suo interno” sottolinea Gibertoni, che il 23
novembre si contenderà la carica più importante di viale Aldo Moro. “Tutte gli
altri, compreso il Pd con Stefano
Bonaccini, hanno problemi con la giustizia. Noi siamo persone che fanno
politica per passione civile, senza soldi e senza rimborsi elettorali”.
mader
Giulia
Zaccariello per Il
Fatto Quotidiano
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