mercoledì 24 settembre 2014

LA LOTTERIA DELLA DEMOCRAZIA GRILLINA



Un giorno sì e l’altro pure i grillini si vantano di essere l’unico partito – pardon, MoVimento – in grado di rispettare la volontà popolare. Quasi fossero loro gli unici portatori di quella Volontà generale che, secondo il filosofo Jean-Jacques Rousseau, è insita in ogni uomo indipendentemente dal fatto che egli la percepisca o meno.

Eppure, se guardiamo gli esisti di certe votazioni, verrebbe da dire che questa volontà, in campo grillino, è quantomeno sopita. Accade così che Grillo, tramite il fido guru maximo dell’informatica Gianroberto Casaleggio, mette a disposizione del suo Popolo uno strumento innovativo per votare i candidati, ed il grillino medio se ne frega. Oppure, al contrario, cerca di candidarsi anche senza avere alcun titolo forse – a pensar male si fa peccato, ma spesso ci s’azzecca, diceva qualcuno – solo per accaparrarsi un bel posto al sole in qualche ente pubblico.

Ed ecco che, in questo modo, la candidata presidente alla regione Emilia Romagna Giulia Gibertoni, regione in cui il M5S ha ottenuto un buon 24,6% alle politiche del 2013 e un decente 19,2%, venga scelta con appena 266 voti della base grillina. Un risultato solo di poco migliore del collega cittadino Cono Cantelmi che, “forte” di 183 voti, sarà candidato governatore della Calabria. A far compagnia ci sarà una nutrita squadra di candidati che, a stento, hanno raccolto un centinaio di voti. Basti pensare che in Emilia la Gilbertoni ha superato Elena Cipolletta (99 voti) ed Ilsa Orano (75); e ancora Dario Pattacini (78), conduttore televisivo della cerchia dei fedelissimi di Beppe, Imerio Amedei (62), Giulio Cristofori (102), Nunzio Diana (65). E ancora Paola Cardelli (105 voti), attivista reggiana del Movimento 5 Stelle e compagna dell’attuale capogruppo in sala del Tricolore Norberto Vaccari, e Silvia Piccinini (142).

La stessa cosa accaduta, grosso modo, alle scorse europee dove – accennavamo prima – si son presentati ben cinquemila candidati, desiderosi di ottenere un posto al sole. Ed ecco che, a guardare ai 75 candidati selezionati, si può notare come non ce ne sia uno in grado di superare i duemila voti e pochi anche ad andare oltre i mille. La maggior parte (bada bene, parliamo di un’elezione nazionale) son stati scelti con numeri compresi fra i cento e gli ottocento voti. Ed in particolare spicca per difetto il nome di Manuel Voluaz, selezionato in Val d’Aosta con appena 33 voti. Probabilmente il suo condominio. E poi Pasquale Casmirro (58 voti in Molise), Laura Agea (132 in Umbria) e Laura Ferrara (133 in Calabria). Le ultime due sono state elette, va detto con decine di migliaia di voti popolari.

Quel che lascia un po’ dubbiosi è dunque il metodo per selezionare i candidati. Non solo per i pochi voti richiesti per entrare ma anche per certe procedure poco chiare. Ad esempio, per le regionali emiliane, non è uscita nessuna lista dei candidati selezionati, con a fianco il numero dei voti ricevuti: la mattina gli iscritti si sono trovati di fronte al secondo turno delle votazioni per eleggere il candidato presidente.

Se questa è trasparenza…

mader

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