giovedì 4 settembre 2014

BOSI, CARO M5S: “A ROMA ASCOLTA IL TUO POPOLO”



Ho letto con piacere le parole di Vittorio Bertola sulla sua eventuale partecipazione all’evento di Roma del prossimo 10, 11 e 12 ottobre: “Ci ho riflettuto e sono molto contento che si torni tutti insieme in una piazza per tre giorni, però a una condizione.



Io non voglio venire fino a Roma per ascoltare per l’ennesima volta l’esperto dal palco che parla (ottimamente) di acqua pubblica o per battere le mani ai nostri parlamentari che raccontano dei loro diari della motocicletta e di quanto sono cattivi i partiti.
 

Io vengo se valgo. Vengo se stavolta si può discutere tutti insieme di dove va il Movimento e di dove va l’Italia. Vengo se serve a piantarla di parlare di Gaza e di Rai (con tutto il rispetto per il grandissimo lavoro di Alberto) e di altre cose con cui non si mangia, e se serve a lanciare una grande iniziativa popolare per obbligare chi ci governa a dare soluzioni ai problemi veri della gente, dal reddito di cittadinanza alla mancanza di case.
 
Vengo se stavolta Beppe e Gianroberto e Luigi e Alessandro e Paola e Vito e tutti i personaggi del blog, invece di arringarci dal palco, si siedono lì ad ascoltare la gente del Movimento, e ognuno di noi può tirare fuori due anni di frustrazioni e di errori a cui ha assistito impotente, e possiamo discutere inseme come correggere la rotta di questa nave, che ne ha abbastanza bisogno, e ripartire insieme.
 
Se invece vi serve soltanto qualcuno che faccia numero in platea per superare i Rolling Stones nelle foto dall’alto, scusate, ne troverete molti, ma non troverete me.
 

Per cui aspetto indicazioni sul programma dell’evento, anzi, aspetto indicazioni su dove ogni cittadino movimentista può fare e discutere proposte per il programma dell’evento, che possiamo poi scegliere tutti insieme dal basso.”


Considero Bertola uno dei consiglieri più lucidi nelle sue analisi e non posso che sottoscrivere ogni parola. Penso che questo evento sia una grande occasione che non possiamo lasciarci sfuggire. In questi giorni è arrivata un’intervista di una attivista che si definisce ormai ex: Ileana Bego. Con Ileana invece non ero d’accordo su tutto, ma anche lei ha portato un importante contributo su una questione che vorrei che fosse finalmente dibattuta senza paura: chi siamo e dove vogliamo andare. Dopo anni di attivismo fuori dalle istituzioni, spina nel fianco all’interno dei consigli comunali, la presa di alcune città (Parma e Livorno su tutte) e la massiccia rappresentanza in Parlamento e in tante regioni è ora di chiedersi quale futuro vogliamo costruire.


Siamo ancora quelli della telecamera all’interno delle istituzioni per fare da sentinella ai partiti (ruolo più che nobile) o ambiamo a diventare una forza di governo? Siamo quelli che non parlano con nessuno per paura di essere “contaminati” o siamo talmente sicuri della nostra forza morale da poterci sedere al tavolo con chiunque convinti che saremo noi a contaminare loro? Pensiamo che il compromesso sia sempre sbagliato o che invece quando rappresenti il 20% degli elettori è inevitabile ricordarti che esiste un altro 80%? Ma soprattutto, pensiamo che sia quell’80% a non aver capito nulla, oppure che, nonostante l’enorme distanza che separa noi dai partiti (almeno per quanto riguarda le responsabilità) abbiamo ancora ampi margini di miglioramento?


Io non ho ricette pronte. Ho però un’esperienza di due anni di mandato da capogruppo di maggioranza. Sono stati due anni di difficoltà, nelle quali nessuno mi ha spiegato come si gestisse un gruppo di maggioranza, due anni nei quali ho compiuto certamente diversi errori, ma due anni che mi hanno insegnato tantissimo. Ho imparato che governare in questo periodo storico è elettoralmente un gioco a perdere, ma che se non hai bisogno di una rielezione verrai ripagato dalla soddisfazione di aver contribuito a migliorare le cose. Ho imparato che i privilegi si possono eliminare in 15 giorni se sei in maggioranza, ma a quel punto tutti gli altri problemi restano e non puoi passare i restanti 5 anni a raccontare le stesse 4 cose. Ho imparato che le soluzioni facili non esistono e il mondo non si cambia in un mandato.


Non ho la presunzione di credere che la mia visione del Movimento sia quella più giusta, né quella condivisa dalla maggior parte delle persone. Credo ancora che siamo davvero l’unica via d’uscita per questo Paese e vorrei vederlo maturare e crescere. Vorrei però avere degli spazi dove potermi confrontare, dove poter mettere a disposizione questi 2 anni. Per questo credo che Roma sia una grande occasione. Ho una grande speranza che quello sia il luogo da dove ripartire. Chi fa politica, nei momenti di difficoltà, parla spesso di ripartire dal territorio. E allora chi meglio dell’esercito dei consiglieri comunali? Proprio quei consiglieri che negli anni hanno costruito il nostro successo facendo conoscere il nostro sogno quando ancora non si andava in televisione.  

Consiglieri di cui ci si è scordati troppo in fretta. Senza dimenticare le regioni, luogo spesso ai margini delle cronache, se non quando scoppia qualche scandalo. Anche quello sarà un terreno importante da coltivare.  
Se Roma sarà questo spazio sarò felicissimo di farne parte, con la sensazione che ci ha guidato per anni, di costruire qualcosa di magico tutti insieme. Se invece sarà uno stadio nel quale tifare per la propria squadra e spellarsi le mani ad applaudirsi a vicenda rimarrà solo un’occasione persa.


mader



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