L’intervista del Corriere della Sera al primo cittadino grillino di Livorno: «Quel manifesto è un’idea dei centri sociali. E può stare lì».
«Suvvìa...».
Suvvìa, cosa, sindaco Nogarin?
«L’è un problema inventato...».
Inventato? «Oh, va bene, s’è capito: allora devo spiegargliele per benino io le cose...».
(Tra qualche riga capirete che il sindaco grillino di Livorno Filippo Nogarin - un ingegnere aerospaziale destinato a finire nei libri di storia politica per aver conquistato nel giugno scorso il municipio dell’ultima fortezza rossa d’Italia - non minimizza: è davvero convinto che quello striscione appeso due settimane fa sul muro dell’ex carcere del quartiere Venezia - «Fermare il genocidio a Gaza. Israele vero terrorista» - possa e debba restare lì ).
«Lo striscione è stato attaccato durante i festeggiamenti di “Effetto Venezia”, un festone estivo molto allegro e divertente organizzato nel nostro famoso quartiere, che è chiamato Venezia perché in alcuni suggestivi scorci sul serio ricorda un po’ la città della laguna e...».
Lo striscione, sindaco.
«Ah, beh, certo... Mhmm... fu un’idea dei centri sociali, degli antagonisti, di gente giovane e meno giovane, roba varia...».
Sì, e quindi?
«Quindi che? Tutto qui. L’hanno attaccato, e lì sta».
A lei il contenuto di quello striscione non sembra grave?
«Grave...».
Ci pensi bene.
«Mah, a me sembra una frase generica».
Sindaco, con il rispetto dovuto: lei sta scherzando o sta parlando seriamente? Perché se ha intenzione di scherzare, l’intervista la chiudiamo qui.
«Ma che discorsi sono? Certo che sono serio! Quello striscio ne aiuta a sviluppare un ragionamento...» .
La frase «Israele vero terrorista» aiuta a sviluppare un ragionamento?
«Senta: premesso che poi è sempre una questione di coscienza, perché è chiaro a tutti ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza... io penso che quello striscione un merito ce l’abbia di sicuro: aiuta a far salire l’attenzione su questa nuova ondata di morte e terrore».
Continui.
«Non c’è altro da dire. Per me lo striscione può restare lì».
Le ha scritto l’ambasciatore d’Israele in Italia, Naor Gilon.
«Sì, è stato gentile...».
No, era sconcertato.
«Okay, d’accordo: ma io cosa posso farci? Gli ho spiegato che, per quanto mi riguarda, lo striscione non ha alcuna accezione antisemita. E poi... non è compito mio rimuoverlo. So che prefetto e questore sono informati, credo che sia stata informata anche la magistratura... e se non intervengono loro, abbia pazienza, perché mai dovrei intervenire io?».
A lei quello striscione piace.
«A me fa piacere che scateni un bel dibattito, questo certamente. Del resto noi qui a Livorno siamo piuttosto sensibili... e non a caso dal 2008 il Comune ha avviato un percorso di collaborazione con Gaza. Anzi, le dico di più: proprio in questi giorni stavamo anche ragionando sull’idea di un gemellaggio... ma poi, sa com’è, abbiamo pensato che l’iniziativa potesse essere strumentalizzata».
Ha sentito Beppe Grillo sulla storia dello striscione?
«No. Avrei dovuto?».
(Nei tragici giorni in cui ancora si dibatteva sul metodo Stamina, il Comune di Livorno prese posizione in favore del suo ideatore, Davide Vannoni, poi rinviato a giudizio con le accuse di «associazione a delinquere» e «tentata truffa» ).
mader
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