L'abilità
di Matteo Salvini, e la ragione del suo successo personale destinato a crescere
divorando Forza Italia e rosicchiando via via pezzi della sempre più confusa
Armata Brancaleone grillista, stanno nell'avere colto l'occasione per strappare
la Lega al ridotto alpino e al ghetto padano dove Bossi l'aveva rinchiusa con
le puttanate dell'acqua santa del Po, i carri armati di cartone, la scuola in
dialetto e i giuramenti con le salamelle e le corna celtiche.
Ne
sta facendo un movimento nazionale cavalcando con molta più decisione delle
fumisterie referendarie di Grillo. Munge il rancore contro l'Europa.
Prende
a prestito teorie di professorini di economia delle quali non capisce nulla e
che sono tutte da dimostrare, ma coltivano l'illusione che fuori dall'Euro ci
sia la Terra Promessa del latte e del miele.
Grazie
all' antieuropeismo, Salvini ha buttato i logori stracci e gli orpelli
secessionisti e antimeridionalisti dei fondatori per riscoprire, appunto in
chiave anti Europa, il nazionalismo. Il paradosso tragicomico del momento è che
l'unico partito italiano dichiaratamente nazionalista è la Lega.
mader
Vittorio
Zucconi per la Repubblica
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