martedì 18 novembre 2014

GRILLO, MA DOVE SEI? NON LA VEDI LA RABBIA DELLA GENTE IN PIAZZA?



«C’è una questione sociale esplosiva, ci sono le piazze italiane in rivolta, migliaia di lavoratori che chiedono voce e diritti. Ma perché occuparsi di cose come il presidente della Repubblica o la legge elettorale che non importano ai cittadini, e che sono già state decise a tavolino? Perché il Movimento 5 stelle non si occupa invece del territorio, perché non va in piazza a dare rappresentanza politica a cittadini abbattuti dall’euro e dalle politiche fallimentari dell’Europa come ha fatto la Fiom?
Per gli attivisti del movimento sarebbe fondamentale raccogliere il malcontento della gente e convogliarlo nella vera ragione di questo disastro sociale. Ci si è attivati per un referendum contro l’euro, si raccoglieranno le firme contro la dittatura della moneta di Bruxelles. Non è un’occasione perduta, chiedo, non essere riusciti fino a ora a coniugare disagio sociale e battaglia contro l’euro, che sono due questioni intimamente correlate?».

La domanda, nel giorno in cui la pentastellata Paola Taverna viene cacciata a male parole da Tor Sapienza, sembra davvero cogliere nel segno. Forse, come ha precisato Beppe Grillo, Paolo Becchi parla ”a titolo personale”. Ma il professore, docente di Filosofia del diritto all’università di Genova, non si sogna d’altra parte neanche un istante di dettare la linea a nessuno, e tiene a precisare che è un semplice osservatore. «Ho sempre pensato di poter guardare le cose del Movimento, e dire come la penso, di poter essere una coscienza critica. Difficile pensare, come qualcuno ha voluto far credere, che io sia l’ideologo dei Cinque stelle».  Difficile soprattutto perché il professore mostra grande affetto e attenzione per il Movimento, ma anche e soprattutto una viva preoccupazione per le sue evoluzioni recenti. «Le prossime elezioni in Calabria ed Emilia Romagna, saranno per Grillo una cartina di tornasole», sentenzia.

Professore, che cosa succede al Movimento 5 Stelle?
Spero di essere smentito. Temo però che si sia perduto l’entusiasmo fondativo che ha fatto il successo del movimento. Ho la sensazione che dopo aver messo piede nel Palazzo, il movimento si stia istituzionalizzando. Lo scambio con il Pd che ha portato Sciarra alla Consulta e Zaccaria al Csm non è una logica che appartiene ai dettami pentastellati. Si è detto di voler cambiare la politica, non di riabbracciare le vecchie trattative. Senza contare che può crearsi l’effetto filosofico della china scivolosa.

Teme un cedimento?
Penso che se si dice ”che sarà mai un compromesso”, se si pensa ”in fondo è una piccolezza” ogni volta, ci si ritrova a percorrere un piano  inclinato senza accorgersene.

E intanto Salvini ha scippato a Grillo la battaglia contro l’euro.
Mi chiedo se non sarebbe stato utile prendere posizione contro l’euro prima delle europee. Raccogliere le firme per il referendum va bene e non è affatto un atto demagogico. C’è un precedente del 1989 in proposito. E tuttavia mi chiedo se non sia il caso di coinvolgere tutti quelli che ci stanno a dire chiaramente che il vero problema italiano si chiama Europa. Perché farsi un referendum in magnifica solitudine, quando sul tema potrebbero essere convogliate forze e persone della più svariata estrazione? Mi prendevano per matto, quando anni fa dicevo che bisognava uscire dall’euro. Ora lo dice anche Fassina. Il tema è entrato nelle pieghe della società civile. Eppure ne vogliamo fare una questione esclusiva.

L’inclusione invece sta facendo volare Salvini.
Ha soffiato a Grillo il ruolo di rottamatore della vecchia politica dei Palazzi? L’ascesa di Salvini deve fare riflettere. Ha coinvolto molti, lavora sul territorio. Mi chiedo che fine abbia fatto il radicamento sul territorio dei Cinque stelle. Va avanti? Si è fermato? Anche su questo i segnali non mi sembrano incoraggianti, ma magari mi sbaglio.

Non basta volerne uscire. Bisogna dire come, e questo Grillo non lo spiega.
Occorre su questo aspetto maggiore comunicazione, ma anche più intuito politico. Occorrerebbero due terzi del Parlamento per tradurre in legge costituzionale un referendum contro l’euro. Dove si prendono i voti, se ci si limita a una raccolta firme autogestita? Bisognerebbe unirsi intorno a questa battaglia, senza paura di contaminazioni. Si raggiunge l’obiettivo, e poi ognuno per la strada. Non dovrebbero esserci timori.

A proposito di comunicazione, che ne pensa della immaginaria conferenza stampa di Grillo in Europa?
È semplice. Non puoi indire una  conferenza stampa se poi non vuoi rispondere alle domande dei giornalisti. Si fanno per questo le conferenze stampa. A domanda rispondi, e se non ti piace la domanda la contesti. È stato un atto di vero dilettantismo politico.

Allearsi con Farage e gli xenofobi sembra aver spostato decisamente a destra l’asse del movimento, non crede?
Quella è stata in realtà per il Movimento un’ancora di salvataggio che ha permesso di creare un gruppo autonomo. Un matrimonio d’interessi, senza dubbio. Ma qual era l’alternativa? I verdi in combutta con la Merkel? Il M5S è nato come un movimento post-ideologico, la logica di cose di destra o di sinistra non conta. È importante soltanto la cernita delle idee buone da quelle cattive.

Quanto pesano le scelte di Grillo nell’involuzione dei Cinque stelle?
Il movimento ha funzionato perché Beppe ne è sempre stato il garante. Dovrebbe riprendere a farlo. Nulla è stato detto sulla Sciarra, ad esempio. Ed è passata sotto silenzio anche la vicenda Calabria.
A che cosa si riferisce?
Non si è parlato del candidato governatore della Regione Calabria, che è contemporaneamente anche capolista. Uno vale uno. Perché in quel caso è passato il principio che uno vale due? Non capisco. E poi mi chiedo perché Grillo ha scelto di non intervenire in Calabria o in Emilia Romagna. Una scelta che mi lascia perplesso.

Sembra molto scettico sui risultati delle prossime elezioni. I sondaggi non sono in effetti incoraggianti. Grillo torna indietro.
Le prossime elezioni saranno a mio parere una cartina di tornasole dello stato dell’arte. È ingenuo credere che i risultati elettorali non vanno pesati. Se gli elettori premieranno il Movimento allora bene, che si continui su questa strada. Se invece ci sarà una battuta d’arresto allora bisogna fermarsi a riflettere. Capire che cosa si è sbagliato.

La Calabria è in effetti un banco di prova importante. Dove porta la china scivolosa di cui parlava?
Non vedo a oggi alternative al movimento. Ma ho paura che il sogno che ha rappresentato finisca. Temo che ci stiamo svegliando, e che ci resti solo la realtà: la politica che conoscevamo e una serie di sfide perdute.

mader




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