Beppe Grillo elogia Umberto Bossi: «È stato il più grande statista degli
ultimi cinquant’anni, ha denunciato le storture romane e stava con la gente, in
mezzo alla gente, ma poi ha fatto società con Roma ladrona». Non è la prima
volta, per la verità, che tra il leader del movimento Cinque stelle e il
fondatore della Lega nasce un feeling. In passato, Grillo aveva già mostrato
simpatie per i leghisti.
Ad esempio, quando, a sorpresa, il leader degli M5s si
era schierato contro lo ius soli e non voleva concedere agli immigrati la
cittadinanza italiana. Anti-montiano come il Senatùr, si era opposto come il
Carroccio alla modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Fino a spingersi a difendere il fondatore della Lega proprio nel momento in
cui il suo partito nel 2012 era scosso dagli scandali che lo avevano travolto.
«Bossi non ruba, lo sanno tutti — aveva assicurato Grillo un paio di anni fa
incontrando alcuni militanti leghisti — La Lega non è più sporca di un altro
partito. E’ stata fatta fuori perché si opponeva. Non c’è un reato, non c’è un
avviso di garanzia e si tratta solo di un processo mediatico. Cercheranno di
farlo anche con me».
La tesi di Grillo è semplice. I grillini avrebbero raccolto quella
verginità in politica che la Lega della prima ora ha perso «mischiandosi con le
banche che hanno portato via i risparmi, le quote latte, le cooperative».
Secondo l’ex comico il suo movimento è diverso: «Non facciamo affari, non
facciamo alleanze Vogliamo favorire il cambiamento radicale della politica e
l’affermarsi di una nuova generazione di politici». Per Grillo il suo movimento
«ha una marcia in più della Lega: la rete». Ma senza quegli errori «Bossi
sarebbe diventato uno statista con dei c.... così».
Un rapporto altalenante. Quando Bossi si è dimesso dalla carica di segretario
federale del Carroccio, Grillo aveva scritto sul suo blog: «Bossi fora di ball. La
Lega è morta, non la compiangeremo. La Lega non paga solo per i suoi errori, ma
perché si oppone al governo».
Lo stesso ruolo del movimento Cinque stelle che vorrebbe raccogliere
le simpatie dell’elettorato leghista. Proprio ora che il Carroccio con Matteo
Salvini sta risalendo la china ed è diventato il quarto partito. Tanto che
qualcuno aveva fantasticato anche che Beppe Grillo aspirasse a diventare il
nuovo capo della Lega. Del resto, qualche anno fa, la Lega aveva pensato
proprio di candidare l’ex comico a sindaco di Genova e Gianfranco Funari a
Milano. Entrambi, però, declinarono l’invito.
Altra passione comune tra Grillo e Bossi quella per il Porcellum. Non è un
mistero, infatti, che Grillo e Roberto Calderoli si siano incontrati. Un asse
tra Lega e Cinque stelle che l’ex ministro della Semplificazione leghista
parlando alla Berghem Fest aveva spiegato così: «Grillo vuole andare alle
elezioni, noi vogliamo andare al voto perché non andarci subito?».
mader
Andrea Montanari per “la Repubblica”
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