PORTABORSE M5S ASSUNTI DALLA CAMERA
“Bastava
soltanto aspettare", scrissero di Beppe Grillo, dopo che a sorpresa si
fermò a pranzo al ristorante del Senato - undici euro tutto compreso -,
luogo simbolo della Casta. Stavolta a crollare è stato il delfino dei
comico di Genova, cioè il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio:
quindici mesi in Parlamento e già si adeguato alla ventennale
tradizione, iniziata nella Prima Repubblica, di chiedere alla Camera dei
deputati di assumere ("stabilizzare", per la precisione) il personale
(assistenti e addetti stampa, soprattutto) cooptato dai membri
dell'ufficio di presidenza di Montecitorio.
Il
ramo del Parlamento presieduto da Laura Boldini ha approvato ieri,
giovedì 24 luglio, il suo bilancio interno che contiene qualche taglio,
qualche nuova regola, piccoli passi avanti. In compenso alcune cose
sembrano non cambiare mai. Due ordini del giorno (odg 4/5 e odg 4/70),
quasi identici nella forma proponevano una stabilizzazione di fatto del
personale che in questo momento lavora o collabora con i gruppi
parlamentari, e come se non bastasse si proponeva di allargare la
stabilizzazione di fatto anche al personale (ovviamente esterno alla
Camera, ma che si trova lì dopo una "chiamata" di qualche politico) che
lavora in decreto nelle segreterie dei membri dell’ufficio di
presidenza, nelle segreterie dei presidenti di commissione, delle giunte
e dei comitati.
Il
meccanismo suggerito sembra fatto apposta per consentire a quei partiti
che hanno tanti dipendenti ma non hanno più soldi per pagarli di
trasferirli stabilmente a carico del bilancio della Camera, alla voce
gruppi parlamentari. Un po’ la stessa operazione che fu realizzata nel
lontano 1993 quando Tangentopoli stava facendo sparire tutti i partiti
del pentapartito. La stabilizzazione e la trasformazione dei contratti a
tempo determinato in contratti (quasi) a tempo indeterminato è stato
pensato sotto forma di revisione del "famoso" Allegato B, ovvero
l’elenco che ha raccolto tutte le persone che hanno lavorato anche solo
un giorno presso Montecitorio negli ultimi 15 anni e che, di
conseguenza, hanno la priorità sui lavoratori esterni, alla faccia della
trasparenza e della democrazia.
I
due documenti chiedevano uno "sfoltimento" dell'elenco passato a
vantaggio - guarda caso - di coloro che attualmente lavorano presso i
gruppi parlamentari o ai singoli deputati. E' una specie di sanatoria
sul passato che favorisce i "nuovi" portaborse a scapito dei "vecchi".
Ma chi ha proposto questo meccanismo diabolico? Gianni Melilla e
Annalisa Pannarale di Sinistra e libertà il primo. E il secondo? Porta
in calce la firme di Claudia Mannino, Riccardo Fraccaro e soprattutto di
Luigi Di Maio, cioè tre deputati del Movimento 5 Stelle. Ma non erano
contro la Casta?
mader
Paolo Emilio Russo per Libero
Nessun commento:
Posta un commento