Alemanno
chiedeva, e il ministro sosteneva.
Prima
dell’avvento di Matteo Salvini, prima delle copertine a torso nudo e
soprattutto prima che le tensioni sociali e gli scandali colpissero il Comune
di Roma, c’era una Lega che finanziava con convinzione la costruzione di nuovi
campi nomadi. E non era tanto tempo fa. Maggio 2008. Appena preso il Comune di
Roma, Gianni Alemanno annuncia una «rivoluzione copernicana» nel piano per i
nomadi.
Un articolo di Francesco Maesano
su “La Stampa” ci rivela un interessante aspetto della vicenda
dei campi nomadi della Capitale che vede coinvolta la Lega Nord, il partito più
anti-nomadi che ci sia in Italia. Abbiamo già mostrato come l’ex-sindaco di
Roma Gianni Alemanno stia mentendo quando
dice che non gli è stato possibile risolvere “l’emergenza nomadi” a Roma perché
la sinistra e le associazioni cattoliche si sono messe di traverso. La colpa,
se di colpa bisogna parlare, è del Governo: il Consiglio di Stato infatti ha giudicato
incostituzionale il ricorso alla legge 225 del 1992 per dichiarare lo stato
d’emergenza per la “questione nomadi”. Oggi invece apprendiamo che Alemanno nel
2008 chiese e ottenne 30 milioni di euro per finanziare la costruzione di campi
nomadi a Roma.
Umberto
Bossi, quando era al Governo assieme a Silvio Berlusconi, amava ripetere che la
sua era una Lega di lotta e di Governo “con i piedi fuori e i pugni dentro”, un
modo come un altro per far dimenticare alla base che stando a Roma i duri e
puri non sempre facevano “gli interessi” del Nord. nel 2008, quando Gianni
Alemanno divenne sindaco di Roma, al Governo c’era Berlusconi e il ministro
dell’Interno era il leghista Roberto Maroni (ora presidente della Regione
Lombardia). Alemanno annuncia la sua “rivoluzione copernicana” per quanto
riguarda la gestione dei campi nomadi e delle presenze dei rom nella Capitale:
sgombero dei campi abusivi, “riduzione” della popolazione nomade residente da
7200 a 6000 persone. Per risolvere il problema e dare una mano ad Alemanno il
Governo emana il decreto “emergenza nomadi” che dà speciali poteri al prefetto
della città di Roma. Ma questo non basta al sindaco: Almemanno infatti chiede
ed ottiene da Maroni un finanziamento di 30 milioni di euro
per poter affrontare “l’emergenza”. Secondo quanto apprendiamo dalla Stampa
dieci milioni sarebbero stati destinati alla costruzione di un nuovo campo, gli
altri 20 allo smantellamento e alla ristrutturazione degli altri insediamenti
dei nomadi della Capitale. Nel 2001 il sindaco di Roma sarebbe tornato alla
carica e per chiede al Ministro dell’Interno altri 60 milioni di euro, ma a
quel punto Maroni nega il nuovo finanziamento, dicendo che quell’anno la stessa
cifra era stata stanziata per fronteggiare “l’emergenza” in 5 regioni (Lazio,
Campania, Lombardia, Piemonte e Veneto); di quei 60 milioni un terzo finirà in
Lazio.
I
soldi dati da Maroni ad Alemanno sono stati usati per alimentare il business
milionario dell’accoglienza che sta mano a mano venendo alla luce in seguito
alle inchieste su Mafia Capitale. Insomma, la Lega guiddava il ministero che
avrebbe consentito il finanziamento di attività illecite. Francesco Maesano
cita l’esempio della “Best House Rom” un campo dove sono stati trasferiti i
nomadi sgomberati dal campo La Cesarina e la cui gestione costa più di due
milioni di euro all’anno. Soldi che vanno anche alle cooperative che hanno
vinto l’appalto per la gestione delle attività all’interno del campo.
Nel
frattempo Matteo Salvini tuona contro gli
sprechi e il malaffare che sta venendo a galla a Roma, annunciando anche che in
caso di nuove elezioni amministrative la Lega presenterà un suo candidato
sindaco. Ora però la prima cosa da fare è chiudere i campi nomadi.
Perché c’è stato un tempo in
cui la Lega denunciava che c’era chi si arricchiva sui campi rom. E come
facevano a saperlo? Glieli davano loro. Insomma, quando la Lega dava i soldi ad
Alemanno per i campi nomadi stava solo raccogliendo materiale per una denunzia.
mader
Giovanni Drogo per Next Quotidiano
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