“Ogni
elemento giustificatorio sul giornalista decapitato è indecente e va
condannato. Quello è orrore puro, non va messo a confronto con altre categorie”.
Monito ovvio, quello del deputato grillino Tommaso Currò. Eppure isolato, in un
movimento che riserva solo applausi ad Alessandro Di Battista.
“Alcuni punti
fermi ci vogliono. Penso alla lotta all’islamismo prevaricatore e jiadista. Va combattuto
con tutte le forze, naturalmente con gli organismi internazionali e ricordo che
l’Isis non vuole uno stato democratico e laico, ma la sharia”.
E invece Di Battista traccia un parallelo
tra Abu Ghraib e la sorte del povero Foley.
“Qualsiasi
relativismo su quella crudeltà non trova diritto di cittadinanza. Né credo la
trovi nella maggior parte dei miei colleghi. Di Battista scrive di Foley, Abu
Ghraib, Torri gemelle e imperialismo americano: una sorta di catena di sant’Antonio
e di casualità che credo non stia né in cielo, né in terra”.
Ha letto la sua ricostruzione storica?
“Ridurre tutto
a questioni militaristiche – mettendo pure vicende latino-amercane e la storia
del Novecento – mi sembra un’analisi un po’ semplicistica. Le cose sono più
complicate: l’Islam, ad esempio, non riesce a secolarizzarsi”.
L’Isis è un interlocutore politico,
sostiene Di Battista.
“Non c’è
nulla da discutere con chi si riconosce come soggetto terroristico. Immagino semmai
un dialogo con i Paesi e le componenti non estremiste dello scacchiere
mediterraneo. Di Battista ha l’unico metodo di aver aperto un dibattito, ma
anche il demerito di come l’ha chiuso: sembra la sortita di uno che vuole
essere per forza antagonista”.
Cosa penda della scelta di mandare le armi?
“Ha ragione
chi dice che non si possono mandare le armi. Certo, per opporsi si può anche
passare per le armi, ma non nel modo in cui abbiamo visto. Mi rifaccio anche
alla parole de Papa. E poi serviva almeno un voto dell’Aula del Parlamento”.
Niente armi, anche se è in atto un
massacro?
“Questo è vero.
Però ritengo che la cosa non possa essere decisa dai singoli Paesi, ma con un
pronunciamento degli organismi internazionali o almeno una larga condivisione
dei paesi Occidentali…”.
Le descrivo il M5S secondo Di Battista:
anti-americano, quasi anti-occidentale, anti-atlantico.
“È una deriva
che non mi trova assolutamente d’accordo. Per carità, non dobbiamo essere proni
alle decisioni americane. Ma gli equilibri – anche nuovi – vanno concertati,
non scardinati con un post sul blog. Non bisogna essere sudditi degli
americani, ma certo vanno valutati anche i rapporti con la Nato. E poi ho un’altra
domanda...“.
Dica.
“La base che
pensa? Non dico un voto, ma almeno un dibattito sarebbe auspicabile. Io non so
con chi interloquire. Una volta nei circoli del Pci – e negli altri partiti –
si dibatteva, anche se poi c’era il centralismo democratico. Da noi no”.
E poi c’è Becchi e le due cooperanti
rapite.
“Allucinante.
Sarebbe meglio un no comment”.
mader
Tommaso Ciriaco per la Repubblica
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